Pubblicato in Prima pagina il 19 aprile 2021
Non conosciamo Dorima, né conoscevamo Nidia, Marianna, Monica, Anna tutte vicentine uccise da un uomo, loro compagno o loro ex.
Quello dei femminicidi è una pandemia senza fine. Inaccettabile.
Ancora i giornali parlano di tragedia avvenuta per un raptus.
Noi non lo crediamo.
La violenza di genere, in tutte le sue forme, è l’estrema rappresentazione di una cultura che infesta la nostra società senza distinzione di ceto, classe sociale, territorio, età.
Alla base di queste violenze c’è sempre un’asimmetria di poteri e una cultura maschilista e patriarcale fondata sul possesso e sul controllo delle donne.
Bisogna dare il loro nome alle cose che accadono, ai fatti, agli atteggiamenti, bisogna riconoscerli. Bisogna operare tutti per diffondere una nuova cultura basata nel rispetto dell’altro, anche nei luoghi di lavoro, per un efficace smascheramento di ciò che si ammanta di amore ma amore non è.
Ai due bambini di Dorima va il nostro pensiero. A tutta la famiglia la nostra solidarietà.
Alla società intera un grido di allarme: consultori, centri antiviolenza, case rifugio siano strutturati e sostenuti. Le Istituzioni siano formate per affrontare questi orribili fenomeni in crescita, esacerbati dalla pandemia.
Le donne vogliono essere autonome, vogliono un lavoro dignitoso.
Le Istituzioni colgano tutte le occasioni e le risorse in arrivo per incentivare la parità di genere: basta parole!
Lo abbiamo detto molte volte: la condizione delle donne di un paese è il segno della sua civiltà. E il nostro paese non è messo bene: bisogna dimostrare con i fatti che si crede in loro.
Marina Bergamin
Resp.politiche di genere Cgil Vicenza
Nella foto panoramica il centro del paese di Pove del Grappa dagli uliveti sulla collina.
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